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Brivido sottile che precede l’ignoto.

Mi ricordo, alcune vite fa, leggendo Sartre, di aver pensato che nessuno avrebbe potuto descrivere meglio la nausea che mi pervadeva. A quel tempo, non sapevo comprendere ciò che accadeva intorno a me, ne subivo gli effetti ma non distinguevo le cause. Ero troppo vicina, mancavo della giusta prospettiva per ricomporre l’incastro. Solo molto dopo ogni pezzo è andato al suo posto con un definitivo click! Ma allora mi sentivo la vita stretta addosso e andavo dietro all’istinto, alla ricerca di ciò che in seguito avrei definito carattere. Infine mi sono convinta che sbozzare il proprio carattere, in potenza nella pietra, sia il vero senso del vivere. Tutto il resto è effimero. Quel che resta, di tanto fare-e-disfare, è il nocciolo duro dei nostri no! e dei nostri si! innegoziabili. Non c’è altra rotta se non quel richiamo interiore inappellabile che si fa sempre più chiaro ed esigente. Soprattutto quando si arriva a un punto morto.
E quindi mi domando, e adesso?
E adesso, boh!

(27 luglio 2021)

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